Istituto San Giovanni Evangelista

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Quando Rinnovo Contratto Scuola?

Quando Rinnovo Contratto Scuola
Per questa ragione, il governo ha deciso di rinnovare i contratti scuola per il biennio 2022/24. ‘A novembre abbiamo firmato i contratti per la scuola, la sanità e gli enti locali che aspettavano da molto tempo.

Quando viene rinnovato il contratto della scuola?

Rinnovo del Contratto Scuola 2022 Il rinnovo del contratto scuola è stato siglato l’11 novembre, tra i sindacati e l’ARAN: gli aumenti in busta paga riguarderanno il Contratto Collettivo Nazionale tra il 2019 e il 2021. Gli arretrati saranno corrisposti in busta paga nel mese di dicembre 2022.

Quando arriveranno gli aumenti per i docenti?

Nuovo aumento stipendio per docenti, 124 euro al mese in più nel 2023: quando arrivano in busta paga Il personale scolastico vede un nuovo, leggero aumento di stipendio: 23 euro al mese in più, che si vanno a sommare ai 101 stanziati a inizio anno con la legge di bilancio. L’ulteriore incremento dovrebbe partire tra aprile e maggio 2023. L’aumento di stipendio per i docenti deciso alla fine del 2022 passa da 100 euro a 124 euro lordi al mese. Sono stati sbloccati circa 300 milioni di euro che la legge di bilancio aveva stanziato sul Fondo per il miglioramento dell’offerta educativa e così, mantenendo gli accordi presi con i sindacati già a novembre, sarà aumentato lo stipendio del personale scolastico, e complessivamente rispetto all’anno scorso l’incremento sarà di 124 euro lordi al mese : 101 già raggiunti a dicembre con l’accordo per il rinnovo di contratto firmato il 6 dicembre, e 23 con questo ultimo sblocco.

Quando ci sarà l’aumento in busta paga?

Il taglio al cuneo fiscale da maggio 2023 sale al 4%, La misura è stata annunciata con l’approvazione del DEF 2023 da parte del governo Meloni e prevede un ulteriore taglio progressivo delle tasse in busta paga, a partire dal prossimo maggio e fino a dicembre.

Quando si vede lo stipendio di gennaio 2023?

Stipendio gennaio: da oggi il cedolino è già visibile su NoiPA per docenti e ATA con contratto a tempo indeterminato e determinato al 31 agosto e 30 giugno 2023. L’accredito avverrà con le consuete modalità lunedì 23 gennaio. NoiPA a dicembre ha comunicato le modifiche che saranno rese operative in attuazione del CCNL di dicembre Aumenti stipendio docenti e Ata, già effettuato adeguamento tabellare, elemento perequativo cessa da febbraio ed è inglobato nello stipendio.

Cosa cambia nelle buste paga 2023?

Bonus stipendio 2023: quanto aumenterà la busta paga? – Quale sarà l’impatto di questa manovra sull’aumento dello stipendio nel 2023? Una stima degli aumenti in busta paga ci viene fornita dalla testata economico-finanziaria Il Sole 24 Ore, che ha effettuato alcune simulazioni per valutare l’impatto del cuneo fiscale sulle buste paga dei lavoratori.

Tuttavia, i risultati indicano che l’ aumento sarà abbastanza limitato, Coloro che guadagnano fino a 10.000 euro lordi annui vedranno un aumento di soli 6 euro al mese, mentre chi guadagna 15.000 euro lordi annui avrà un guadagno di 10 euro al mese. Se il reddito annuo lordo del lavoratore è di 20.000 euro, l’aumento sarà di 11 euro al mese.

È importante sottolineare che, oltre agli incrementi derivanti dal taglio sul cuneo fiscale del 2023, ci sono anche altri benefici che sono già entrati in vigore nel 2022, come la riduzione del 2% prevista dal governo Draghi. Pertanto, confrontando le buste paga del 2023 con quelle del 2021, si può notare un aumento complessivo.

  • Ad esempio, per i redditi lordi fino a 10.000 euro, la crescita è già stata di 13 euro che, sommati ai 6 euro del prossimo anno, porteranno a un aumento complessivo di 20 euro.
  • Per chi guadagna 20.000 euro lordi annui, il totale salirebbe a 33 euro, sommando gli 11 euro del prossimo anno ai 22 euro già maturati.

Tuttavia, per chi guadagna più di 20.000 euro lordi annui, non ci saranno novità. Coloro che guadagnano 25.000 euro lordi annui, per esempio, manterranno il bonus di circa 27 euro mensili introdotto dal governo Draghi e confermato dall’attuale governo.

Cosa cambia da gennaio 2023 in busta paga?

Busta paga più alta, ufficiali gli aumenti di stipendio da gennaio 2023 – CAF – EPAS Gli aumenti di stipendio legati al taglio del cuneo fiscale sono ufficiali e scatteranno già con la busta paga di gennaio 2023. A confermarlo è la circolare Inps numero 7 del 24 gennaio, con la quale vengono predisposte le indicazioni ai datori di lavoro per corrispondere gli stipendi con l’applicazione del nuovo sgravio contributivo,

Lo sgravio contributivo è del 2% per i redditi fino a 35mila euro annuali, ovvero 2.692 euro mensili. L’estensione al 3% riguarda i redditi fino a 25mila euro, ovvero 1.923 mensili. Gli stessi importi valgono anche per la tredicesima, Il taglio del cuneo fiscale è valido per tutto il 2023 e si divide in due spezzoni.

Da una parte si prevede uno sgravio contributivo di due punti percentuali quando la retribuzione imponibile, parametrata su tredici mensilità, non eccede l’importo mensile di 2.692 euro, maggiorato del rateo di tredicesima per la competenza del mese di dicembre.

Invece lo sgravio sale a tre punti percentuali quando la retribuzione non eccede l’importo mensile di 1.923 euro, Sono esclusi dal taglio del cuneo fiscale e dal conseguente aumento di stipendio i rapporti di lavoro domestico, in quanto le aliquote previdenziali sono già ridotte rispetto a quelle ordinarie.

Allo sgravio contributivo possono accedere tutti i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, rispettando i criteri reddituali. Per capire se si ha diritto al taglio del cuneo fiscale è importante la singola busta paga, Se la retribuzione mensile è superiore a 2.692, anche se complessivamente si resta sotto la soglia annuale dei 35mila euro, non si ha diritto – in quel singolo mese – allo sgravio contributivo.

Lo stesso discorso vale per il taglio al 3%: se si supera, in un singolo mese, l’importo di 1.923 euro in busta paga non si ha diritto allo sconto del 3%, ma per quella mensilità verrà ridotto al 2%. Quindi per capire se il taglio è del 2% o del 3% bisogna guardare la singola mensilità, Il che vuol dire che lo sgravio può essere diverso di mese in mese.

Partendo dal presupposto che l’aumento è reale solo per chi guadagna meno di 25mila euro l’anno, l’incremento è di circa 13 euro mensili sugli stipendi di 1.300 euro. Che salgono a 15 per chi guadagna 1.500 euro mensili e a 19 per chi ne guadagna 1.900.

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Quanto sarà l’aumento in busta paga 2023?

A partire dal mese di aprile 2023, beneficeranno di un incremento mensile pari a 30 euro.

Quando esce il cedolino di febbraio 2023?

Stipendio febbraio 2023, su NoiPa c’è il cedolino. È il mese di conguaglio, nuova indennità di vacanza contrattuale, eventuale esonero contributivo Stipendio febbraio 2023: il cedolino è già visibile su NoiPA per docenti e ATA con contratto a tempo indeterminato e determinato al 31 agosto e 30 giugno 2023. L’accredito avverrà con le consuete modalità giovedì 23 febbraio.

È il mese del conguaglio fiscale.Già da qualche giorno, da quando l’importo è stato reso visibile nell’area riservata di NoiPA, il personale ha potuto appurare l’incidenza di questo calcolo a debito o credito.E se per qualcuno la risposta è stata positiva, per tanti altri il debito è risultato oneroso a tal punto da non far percepire gli aumenti derivanti dalla nuova sequenza contrattuale economica firmata lo scorso 6 dicembre.

Quando si vedra lo stipendio su NoiPA?

Domanda di: Morgana Barbieri | Ultimo aggiornamento: 19 marzo 2023 Valutazione: 4.5/5 ( 3 voti ) Si ricorda che i cedolini di stipendio sono visibili sul portale in modo graduale e differenziato per provincia / comparto e che la disponibilità degli stessi è comunque assicurata entro il 23 del mese di riferimento.

Quanto vale 1 scatto di anzianità?

Il valore dello scatto corrisponde al 4% della paga minima contrattuale, che varia ovviamente di professione in professione.

Chi ha diritto allo scatto di anzianità?

Scatti di anzianità – Gli scatti di anzianità sono riconosciuti in busta paga dal datore di lavoro con frequenza biennale di lavoro presso la stessa azienda. In sostanza, si tratta dell’aumento della paga fissa percepita dal lavoratore, legato all’anzianità di servizio prestato presso lo stesso datore.

Gli scatti di anzianità sono stati istituiti dalla contrattazione collettiva per adeguare la retribuzione percepita dai lavoratori al miglioramento del rendimento dei lavoratori stessi negli anni in generale per compensare la maggiore qualificazione professionale del lavoratore per effetto dei tanti anni di esperienza maturati nel settore e in quell’azienda in particolare.

Gli scatti di anzianità spettano a tutti i lavoratori dipendenti con qualsiasi tipo di contratto di lavoro che maturano il biennio utile o il periodo utile per la maturazione degli scatti di anzianità che vengono riconosciuti nel primo mese successivo alla maturazione del periodo utile stabilito dal CCNL.

In quanto “elementi della retribuzione legati all’esperienza maturata dal lavoratore”, gli scatti di anzianità sono tipici del lavoro qualificato e quindi non spettano agli apprendisti anche se in alcuni settori e in alcuni CCNL, troviamo applicazione degli scatti di anzianità anche agli apprendisti, come per i comparti dell’industria tessile e dell’abbigliamento.

Inoltre, esistono recenti pronunce – tra le quali la sentenza della Corte d’Appello di Milano sez. lav., 06/12/2021, n.1234 – secondo le quali non vi è alcuna differenza tra il rapporto di formazione e lavoro e quello di apprendistato ai fini del calcolo di anzianità di servizio.

Cosa vuol dire ci fascia 09?

Breaking News – April 26, 2023

Preside di Palermo arrestata, incontro a scuola con le famiglie, il nuovo ds: “Non c’è più fiducia nella scuola”. Valditara: “Seguirò da vicino la ricostruzione del percorso di legalità” Abbandono scolastico in crescita, è allarme in Puglia Docente in pensione multata come guida turistica abusiva, il sindaco del suo paese: “Non pagherà nulla, interverrà il Comune” Spinello a scuola: alunno sospeso fino alla fine dell’anno, accolto ricorso dei genitori. Sarà reintegrato e lo Stato dovrà risarcire la famiglia

Fa molto piacere ricevere i ringraziamenti di alcuni docenti, che, leggendo un nostro articolo, hanno fatto domanda di recupero di alcuni anni utili alla progressione di carriera, ricevendo l’ok della Ragioneria Territoriale dello Stato e incassando anche gli arretrati.

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POSIZIONI STIPENDIALI E ANNI MANCANTI AI FINI DELLA CARRIERA Dopo l’entrata in ruolo e il superamento dell’anno di prova, i docenti e il personale scolastico richiedono la ricostruzione della carriera ai fini dell’inquadramento stipendiale. Bisogna ricordare che con il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro relativo al personale del comparto scuola ai sensi dell’art.9, comma 17, del D.L.13 maggio 2011 n.70, convertito con modificazioni nella legge n.106 del 12 luglio 2011, c’è stata una rimodulazione delle classi stipendiali, che attualmente sono così divise: classe 0 fascia da 0 a 8 anni; classe 9 fascia da 9 a 14 anni; classe 15 fascia da 15 a 20 anni; classe 21 fascia da 21 a 27 anni; classe 28 fascia da 28 a 35 anni; classe 35 da 35 anni in poi.

Per essere inquadrati in una di queste posizioni stipendiali, il servizio preruolo oltre i primi quarto anni, non viene riconosciuto per intero, ma solamente per i due terzi, In buona sostanza su 12 anni di preruolo, 9 vengono riconosciuti e 3 vengono momentaneamente accantonati.

RICOSTRUZIONE DELLA CARRIERA, COME RECUPERARE GLI ANNI PERSI È utile sapere che, ai sensi dell’ art.4 comma 3 del DPR 399 del 23 agosto 1988, si possono recuperare gli anni non ricostruiti e momentaneamente accantonati all’atto dell’inquadramento stipendiale. Infatti il su citato art.4 comma 3 del DPR 399/1988 dispone che al compimento del sedicesimo anno per i docenti laureati della scuola secondaria superiore, del diciottesimo anno per i coordinatori amministrativi, per i docenti della scuola materna ed elementare, della scuola media e per i docenti diplomati della scuola secondaria superiore, del ventesimo anno per il personale ausiliario e collaboratore, del ventiquattresimo anno per i docenti dei conservatori di musica e delle accademie, l’anzianità utile ai soli fini economici è interamente valida ai fini dell’attribuzione delle successive posizioni stipendiali,

RICHIESTA FATTA E ARRETRATI OTTENUTI Alcuni docenti che avevano letto il nostro articolo dell’8 ottobre 2017, ci hanno informato che hanno seguito il nostro consiglio facendo immediata richiesta, alla scuola di titolarità e per conoscenza alla Ragioneria Territoriale dello Stato, del recupero degli anni non valutati ai fini economici per la posizione stipendiale all’atto della ricostruzione della Carriera.

Che bonus ci sono nel 2023 per i dipendenti?

Cos’è il bonus contributi e chi ne ha diritto – È ancora vivo il progetto per (differenza che intercorre tra importo lordo e netto dello stipendio in busta paga) e su questa scia si pone il bonus contributi. Questo comporta uno sgravio fiscale per alcuni contribuenti e, detto in parole povere, chi percepisce meno a fine mese potrà versare meno tasse.

Ciò non va a influire, però, sulla quota di, ma ecco nel dettaglio cos’è il bonus contributi. Per le buste paga inferiori a 2.692 euro è previsto uno sgravio fiscale, che di fatto va ad aumentare la percentuale netta dello stipendio di una fetta di cittadini. In condizioni normali, che restano tali per chi superi la cifra indicata in precedenza, la quota tassata in busta paga è pari al 9,19% per i lavoratori dipendenti in ambito privato e all’8,80% per quelli nel settore pubblico.

Il resto è a carico del datore di lavoro, che fa fronte al 23,81% per il privato e al 24,20% nel pubblico. Il processo di sgravio fiscale ha avuto inizio nel 2022 con il Governo Draghi e ora prosegue con la premier Giorgia Meloni. Le analisi dello scorso anno hanno evidenziato uno sgravio dello 0,80% da gennaio a giugno e del 2% da luglio a dicembre, più tredicesima.

Che bonus ci saranno nel 2023?

Bonus 2023: bonus mobili – Gli acquisti effettuati nel periodo 2020 – 2024, anche all’estero, di beni nuovi destinati all’arredo dell’immobile oggetto di interventi di ristrutturazione, iniziati l’anno precedente l’acquisto stesso, conferisce al contribuente il diritto ad una detrazione d’imposta (da applicare in dichiarazione dei redditi).

  1. La detrazione spetta in misura pari al 50% della spesa sostenuta, entro il limite di 10 mila euro nel 2022, ridotto ad 8 mila euro nel 2023 e 5 mila euro nel 2024, per immobile, a prescindere dall’importo speso per i lavori di ristrutturazione.
  2. Il limite in parola dev’essere considerato al netto delle spese sostenute nell’anno precedente per cui si è già fruito della detrazione (non rilevano pertanto le spese già sostenute anteriormente all’anno precedente).

L’onere detraibile è comunque da ripartire in dieci rate.

Che bonus ci sono nel 2023 per i lavoratori?

Il bonus assunzioni 2023 è una misura introdotta dal governo italiano per incentivare le imprese a creare nuovi posti di lavoro, soprattutto in un periodo di ripresa economica dopo la pandemia di COVID-19. Vediamo quali sono i dettagli e le novità del bonus assunzioni 2023, sulla base di fonti certificate.

Innanzitutto, il bonus assunzioni 2023 prevede un’ agevolazione fiscale per le imprese che assumono lavoratori con contratto a tempo indeterminato. In particolare, l’agevolazione consiste in una detrazione fiscale del 50% del costo complessivo sostenuto per il primo anno di lavoro del nuovo dipendente.

La detrazione fiscale può essere utilizzata nell’anno in cui si effettua l’assunzione e nei due successivi.

Chi prenderà l’aumento in busta paga?

Da gennaio scattano aumenti in busta paga: ecco come sapere quanto ti spetta in più Si cambia ancora. Tra i vari emendamenti alla manovra, uno riguarda il cuneo fiscale. Una determinata fascia di lavoratori dipendenti, quindi, si troverà una busta paga più pesante nel 2023. Niente flat tax, quella è stata estesa ai forfettari fino a 85mila euro di ricavi annui e per le altre partite Iva in maniera incrementale, ma il taglio del cuneo fiscale riguarderà i redditi fino a 25mila euro.

  1. Vediamo come.
  2. Il precedente esecutivo aveva già dato una sforbiciata al cuneo fiscale del 2% per i redditi fino a 35mila euro.
  3. La nuova finanziaria aveva inizialmente previsto che per i redditi fino a 20mila euro all’anno lo sgravio fiscale salisse di un punto percentuale, arrivando quindi al 3%.
  4. Per tutti gli altri redditi, fino alla soglia dei 35mila euro all’anno, era stato confermato il taglio del 2%.
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La novità, tra le selva di emendamenti, riguarda la soglia per il taglio al 3% del cuneo che sale da 20mila e 25mila euro di reddito. Questo vuol dire che i lavoratori dipendenti che guadagnano fino a 25mila euro all’anno avranno, nel 2023, un taglio del cuneo fiscale del 3%.

  • Per chi guadagna tra i 25mila e i 35mila euro all’anno, invece, resta confermato il taglio del cuneo del 2%.
  • Ricapitolando, chi guadagna tra 25mila e 35mila euro all’anno, anche per il 2023, vedrà confermato il taglio del cuneo fiscale al 2%.
  • Una misura che, se non fosse stata confermata, avrebbe avuto l’effetto di riabbassare lo stipendio,

I lavoratori dipendenti con uno stipendio che non supera i 25mila euro all’anno, invece, avranno una busta paga più pesante, anche se non di molto. Facendo delle stime, i lavoratori con un reddito complessivo di circa 10mila euro annui potranno ottenere un aumento in busta paga di circa 6 euro al mese (poco meno di 80 euro all’anno spalmati su 13 mensilità).

  1. Chi guadagna fino a 15mila euro avrà un aumento di reddito di circa 10 euro al mese,
  2. I lavoratori che guadagnano 25mila euro all’anno, infine, avranno un aumento di poco superiore, fino a 11 euro in più in busta paga.
  3. In media, secondo i calcoli della Uil, il taglio del cuneo fiscale porterà un aumento di soli 15 euro lordi al mese in busta paga.

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Chi ha diritto a 100 euro in più in busta paga?

LE REGOLE 2023 (OPERATIVE DAL 2022) – La legge 30 dicembre 2021, n.234 (Legge Bilancio 2022) ha modificato i requisiti reddituali per accedere al credito fiscale. A partire dal 1° gennaio 2022- e quindi anche nel 2023 – il bonus 100 euro resta per i redditi fino a 15.000 euro, mentre spetta per i redditi fino a 28.000 euro solo in presenza di determinate condizioni.

In sostanza, i lavoratori con reddito fino a 15 mila euro continuano a percepire il bonus in busta paga per intero, fino ad un massimo di 1200 euro l’anno, Invece, per i lavoratori con reddito fino a 28 mila euro, viene erogato solo se la somma delle detrazioni fiscali spettanti supera l’imposta lorda dovuta.

L’importo del credito Irpef è determinato dalla differenza tra le detrazioni e l’imposta lorda, fino ad un massimo di 1200 euro l’anno (100 euro al mese), dunque può essere anche ridotto, Inoltre, la Legge di Bilancio ha abolito la detrazione fiscale per i redditi fino a 40.000 euro, che spettava ai titolari di reddito di lavoro dipendente e di taluni redditi assimilati.

Queste novità sono determinate dalla nuova riforma fiscale, che ha modificato il sistema delle detrazioni Irpef sui redditi da lavoro, sostanzialmente incrementandole. A partire dal 2022 quindi cambia la busta paga di numerosi lavoratori, che hanno diritto a detrazioni fino a 3.100 euro, con un aumento di 65 euro per i redditi compresi tra i 25.000 e i 35.000 euro.

Le stesse hanno un importo decrescente all’aumentare del reddito, per i redditi fino a 50.000 euro, per azzerarsi superata questa soglia reddituale.

Chi ha diritto all’aumento in busta paga?

Aumenti in busta paga: quanto incasserà di più il lavoratore dipendente – Alla riduzione corrisponde, di fatto, l’ aumento dello stipendio del lavoratore. A quest’ultimo sarà dato infatti uno stipendio più alto perché i contributi oggetto di taglio saranno versati dallo Stato.

Siamo innanzi ad un esonero sulla quota dei contributi previdenziali, compresa la tredicesima, e detto esonero è potenziato per i lavoratori subordinati, tanto che nel periodo dal primo luglio al 31 dicembre 2022 – come detto – lo sconto passerà dallo 0,8 al 2%. In particolare, a godere dell’agevolazione saranno i lavoratori dipendenti già individuati dalla legge di Bilancio 2022, titolari appunto di redditi non superiori a 35mila euro.

Questa sorta di ‘bonus’ in busta paga sarà gestito dall’azienda con una riduzione del prelievo contributivo, che non andrà a pesare sui trattamenti pensionistici del futuro. Dal punto di vista pratico, le cifre dell’aumento stipendio, in verità, non sono comunque così ingenti – essendo in gioco un aumento tra i 10 e 20 euro in più al mese.