Quando peggiora la demenza senile? I sintomi possono peggiorare quando i pazienti affetti da demenza vengono ricoverati in case di cura o in altre strutture, in quanto hanno difficoltà ad apprendere e a ricordare nuove regole e abitudini. Problemi quali dolore, respiro affannoso, ritenzione urinaria e stipsi possono causare delirio.

Come si comporta una persona con demenza senile?

– Le manifestazioni possono riguardare la percezione (allucinazioni), il contenuto del pensiero (deliri), l’ umore (depressione, ansia, euforia, irritabilità/labilità), il comportamento motorio e/o verbale (agitazione/aggressività, apatia, disinibizione, attività motoria aberrante), A questi si aggiungono i disturbi del sonno e dell’appetito,

Qual è il primo sintomo della demenza senile?

Qual è il primo sintomo della demenza senile – Nella sua fase iniziale, la demenza senile provoca sporadici problemi di personalità, leggeri problemi di memoria, di linguaggio nonché di ragionamento. Progressivamente, presenta sintomi assai evidenti riconducibili a:

scarsa concentrazione; difficoltà nello svolgimento di semplici operazioni quotidiane in ambito familiare; difficoltà nel seguire una conversazione e nella scelta della giusta parola; confusione rispetto al tempo e all’ambiente in cui l’anziano si trova; repentini cambiamenti di umore.

È assai evidente la velocità di peggioramento della patologia e la progressiva perdita di capacità di riconoscere i visi, i luoghi e il tempo.

Chi soffre di demenza senile se ne accorge?

Anosognosia e confabulazione – In una demenza come l’Alzheimer, l’ anosognosia può manifestarsi con varie intensità, Può cioè manifestarsi in modo che la persona sia completamente inconsapevole dei propri deficit o problemi (ad es. non sa e quindi nega di avere dei problemi di memoria).

  1. Oppure può manifestarsi in forma leggera o parziale; in questi casi la persona è più o meno consapevole di avere talvolta dei problemi e si giustifica con risposte come ad es.
  2. Ci dimentichiamo tutti di un sacco di cose” oppure “E a te non capita mai di dimenticarti anche di cose importanti?” La persona può cioè essere consapevole di avere alcuni problemi di memoria senza però comprendere veramente la gravità della situazione.

Può ad esempio rendersi conto che ci sono delle bollette da pagare ma può essere inconsapevole del fatto che, oltre alle bollette, sono anche già arrivati degli avvisi di pagamento che minacciano di interrompere il servizio di gas, acqua, ecc. Oppure, può non rendersi conto di non essersi lavato o cambiato i vestiti per diversi giorni anche se l’odore di sudore e le macchie sui vestiti testimoniano la mancanza di attenzione alla cura di sé.

Spesso le persone con anosognosia ricorrono alla confabulazione, ovvero alla formulazione di risposte che cercano di mettere insieme i pezzi di un evento o una situazione collegando informazioni, date, luoghi e persone che in realtà non c’entrano nulla tra loro. Vorrei a questo proposito soffermarmi su un aspetto fondamentale: la confabulazione non è menzogna.

Le persone che ricorrono alla confabulazione credono che le loro parole corrispondano alla verità. Le persone confabulano non perché amano mentire ma perché stanno cercando di rispondere a una domanda o partecipare a una conversazione in un modo che per loro ha un senso.

Qual è l’ultimo stadio della demenza senile?

Demenza Senile: Sintomi Stadio Finale – Allo stadio finale della demenza senile, il quadro sintomatologico si completa con:

Perdita totale o quasi totale delle capacità cognitive; Incapacità di accudire alla propria persona, quindi problemi nel mangiare, lavarsi ecc; Incapacità di riconoscere le persone care; Difficoltà di deglutizione ; Perdita di controllo della funzione intestinale e vescicale ( incontinenza ); Perdita del controllo motorio, con il paziente che cammina sempre meno.

Quanti anni si può vivere con la demenza senile?

La fase avanzata della demenza giunge mediamente dopo 6-10 anni dalla diagnosi, ma ci possono essere importanti variazioni da caso a caso (da 1-2 anni a 15 anni). Anche la sua durata è piuttosto variabile, mediamente 1-2 anni.

Cosa fare per rallentare la demenza senile?

Quali sono gli alimenti da evitare per prevenire la demenza senile? – Secondo alcune recenti ricerche è stato appurato che consumare grassi saturi e trans aumenta il rischio di sviluppare la demenza senile. È necessario dunque eludere dalla propria dieta:

  • biscotti
  • dolci (limitare l’uso dello zucchero in generale)
  • burro o margarina (meno di 1 cucchiaino al giorno)
  • formaggio (meno di 1 volta alla settimana)
  • carne rossa (meno di 3 volte a settimana)
  • cibo fritto (meno di 1 volta a settimana)

La demenza non può essere “curata” con la sola attenzione all’ alimentazione, ma la ricerca mostra gli effetti positivi in termini di prevenzione di una patologia sempre più diffusa nei grandi anziani. Secondo alcuni studi incentrati nel rallentare e prevenire la demenza senile, un ruolo di notevole rilevanza è ricoperto soprattutto dall’ attività fisica.

  • La regione del cervello che beneficia di una attività fisica costante è l’ippocampo, porzione che svolge una funzione fondamentale nella memoria a lungo termine.
  • La demenza senile dunque, colpisce proprio questa zona portando deficit di attenzione, concentrazione e disorientamento.
  • Mantenere un cervello attivo, incrementa la capacità di apprendimento.

Ballare, fare yoga, o attività fisica dolce, ma anche piccole attività ricreative (dipingere, fare giardinaggio, guardare delle fotografie, truccarsi) possono rappresentare un’ottima soluzione per mantenere attiva la mente, perché le capacità mentali vengono ugualmente stimolate.

  1. Tuttavia è bene sottolineare un piccolo aspetto: l’attività fisica, come anche una alimentazione sana ed equilibrata, non impedisce la demenza senile, ma di sicuro ne ritarda i sintomi.
  2. In caso contrario, un mancato stimolo o un’assenza di qualche attività portano l’individuo a condurre una vita priva di interessi e il deterioramento delle capacità cognitive tenderà ad aumentare anziché rallentare,

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Neurology, 94(19). Marta Clare Morris, Christy C. Tangney, Yamin Wang et al.: ” MIND diet associated with reduced incidence of Alzheimer’s disease ” Alzheimers Dement.2015 Sep;11(9) :1007-14.doi: 10.1016/j.jalz.2014.11.009. Epub 2015 Feb 11. Ravinder Nagpal, Bryan J. Neth, Shaohua Wang et al.: ” Modified Mediterranean-ketogenic diet modulates gut microbiome and short-chain fatty acids in association with Alzheimer’s disease markers in subjects with mild cognitive impairment “.

EBioMedicine, 2019.J. Carson Smith, Kristy A. Nielson, John L. Woodard et al.: ” Physical activity reduces hippocampal atrophy in elders genetic risk for Alzheimer’s disease “. Frontiers in aging Neuroscience, 23 April 2014, doi:10.3389/fnagi.2013.00061

Quante fasi ha la demenza?

Le sette fasi del morbo di Alzheimer – Il morbo di Alzheimer peggiora nel tempo. Gli esperti hanno sviluppato delle “tappe” per descrivere come le abilità di una persona cambino, rispetto alla loro normale funzionalità, a causa del morbo di Alzheimer in fase avanzata.

Fase 1: Nessuna disabilità Fase 2: Declino cognitivo molto lieve Fase 3: Declino cognitivo lieve Fase 4: Declino cognitivo moderato Fase 5 : Declino cognitivo moderatamente grave Fase 6 : Declino cognitivo grave Fase 7: Declino cognitivo molto grave

Le fasi descritte di seguito forniscono un’idea generale di come le abilità cambino durante il corso della malattia. I sintomi del morbo di Alzheimer possono variare notevolmente, e non tutti potranno riscontrare gli stessi sintomi o un decorso alla stessa velocità.

  1. Questo quadro, caratterizzato da sette fasi, si fonda su un sistema sviluppato da Barry Reisberg, M.D., direttore clinico del Dementia Research Center (Centro di Ricerca sull’Invecchiamento e la Demenza) della New York University School of Medicine.
  2. Fase 1: Nessuna disabilità (funzionalità normale) La persona non soffre di problemi di memoria.

La visita effettuata presso un medico non mostra alcuna prova di sintomi di demenza. Torna in alto Fase 2: Declino cognitivo molto lieve (è possibile che si tratti di normali cambiamenti legati all’età o dei primi segnali del morbo di Alzheimer) La persona potrebbe segnalare la sensazione di avere vuoti di memoria – dimenticando parole famigliari o la posizione di oggetti di uso quotidiano.

Tuttavia, nessun sintomo di demenza può essere rilevato nel corso di una visita medica oppure da amici, familiari o colleghi di lavoro. Torna in alto Fase 3: Declino cognitivo lieve Un lieve declino cognitivo (il morbo di Alzheimer in fase precoce può essere diagnosticato con questi sintomi in alcune, ma non in tutte le persone) Amici, familiari o colleghi di lavoro iniziano a notare delle difficoltà.

Nel corso di una visita medica accurata, i medici possono essere in grado di rilevare problemi di memoria o di concentrazione. Le difficoltà più comuni di cui alla fase 3 includono:

Evidenti difficoltà a trovare la parola o il nome giusto Problemi a ricordare i nomi quando vengono presentate nuove persone Difficoltà notevolmente maggiori nello svolgere dei compiti in contesti sociali o di lavoro Dimenticare cose appena lette Perdere o non trovare un oggetto di valore Aumento dei problemi di programmazione o organizzazione

Per saperne di più: Conoscere i 10 segnali, Torna in alto Fase 4: Declino cognitivo moderato (morbo di Alzheimer lieve o in fase precoce) A questo punto, una visita medica accurata dovrebbe poter rilevare chiari sintomi in diversi ambiti: Ricordi Le varie fasi possono sovrapporsi, ed è quindi difficile classificare una persona che soffre del morbo di Alzheimer in una fase specifica.

Dimenticanza di recenti eventi Compromissione della capacità di eseguire calcoli aritmetici mentali impegnativi – ad esempio, il contare a ritroso da 100 a sette a sette Maggiore difficoltà a svolgere compiti complessi, quali, ad esempio, la pianificazione della cena per gli ospiti, il pagamento delle bollette o la gestione delle finanze Dimenticanza della propria storia personale Carattere sempre più lunatico o riservato, soprattutto in occasione di situazioni socialmente o mentalmente impegnative

Torna in alto Fase 5 : Declino cognitivo moderatamente grave (morbo di Alzheimer moderato o in stadio intermedio) Le lacune nella memoria e nel pensare diventano evidenti, e le persone cominciano ad avere bisogno di aiuto per svolgere le attività quotidiane. In questa fase, chi è affetto dal morbo di Alzheimer potrebbe:

Non essere in grado di ricordare il proprio indirizzo o numero di telefono oppure la scuola superiore o l’università presso la quale si è laureato Confondersi sul luogo in cui si trova o sul giorno attuale Avere problemi con l’esecuzione di calcoli aritmetici mentali meno impegnativi – ad esempio, il contare a ritroso da 40 a quattro a quattro, oppure da 20 a due a due Avere bisogno di aiuto per scegliere un abbigliamento adeguato per la stagione o per l’occasione Ricordare ancora particolari significativi su se stessi e la loro famiglia Non necessitare ancora di assistenza per mangiare o andare in bagno

Torna in alto Fase 6 : Declino cognitivo grave (morbo di Alzheimer moderatamente grave o in fase media) La memoria continua a peggiorare, possono aver luogo cambiamenti di personalità; le persone hanno bisogno di notevole aiuto per svolgere le attività quotidiane. In questa fase, tali individui potrebbero:

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Perdere la consapevolezza delle esperienze più recenti e di ciò che li circonda Ricordare il proprio nome, ma avere difficoltà a ricordare la propria storia personale Distinguere i volti noti e non noti, ma avere difficoltà a ricordare il nome di un coniuge o di una persona che l’assiste Avere bisogno di aiuto per vestirsi correttamente e, in caso di mancato controllo, compiere errori quali indossare il pigiama sopra i vestiti da giorno o indossare scarpe sul piede sbagliato Vivere l’esperienza di grandi cambiamenti nei modelli di sonno – dormire durante il giorno e diventare irrequieto di notte Avere bisogno di aiuto nel gestire certi dettagli dell’igiene personale (ad esempio, tirare lo sciacquone, pulirsi con la carta igienica o smaltirla correttamente) Avere problemi sempre più frequenti nel controllare la vescica o l’intestino Vivere l’esperienza di notevoli cambiamenti di personalità e di comportamento, tra cui la sospettosità e le fissazioni (come credere che la persona che l’assiste sia un’imbrogliona) oppure comportamenti incontrollabili o ripetitivi, come torcersi le mani o fare a pezzetti i fazzoletti di carta Tendere a vagare o perdersi

Remember: It is difficult to place a person with Alzheimer’s in a specific stage as stages may overlap. Torna in alto Fase 7: Declino cognitivo molto grave (morbo di Alzheimer grave o in fase avanzata) Nella fase finale di questa malattia, la persona perde la capacità di rispondere al suo ambiente, di portare avanti una conversazione e, in seguito, di controllare i movimenti.

L’individuo può ancora utilizzare parole o frasi. In questa fase, è necessario molto aiuto nella cura personale quotidiana, tra cui mangiare o andare in bagno. Possono andare perdute le capacità di sorridere, di sedersi senza supporto e di sorreggere la propria testa. I riflessi diventano anomali. I muscoli diventano rigidi.

La deglutizione diventa compromessa. Successivo: Visiti la versione estesa del nostro sito web all’indirizzo alz.org per informazioni sui trattamenti e l’assistenza durante tutte le fasi del morbo di Alzheimer e sulla ricerca (il contenuto è in lingua inglese).

Come si chiama il medico che cura la demenza senile?

Cura e Diagnosi della Demenza Senile Diagnosi e Cura della Demenza: In caso di sospetto quadro di demenza senile, il neurologo esegue una prima visita che comporta una raccolta di dati anamnestici particolari (anamnesi neuropsicologica) con un familiare bene informato, la visita neurologica ed i test psicometrici al/alla paziente e la stesura di una relazione completa.

Per tale visita è consigliabile che il paziente abbia eseguito i seguenti esami: Tac encefalo (o Risonanza Magnetica Nucleare encefalo) senza mezzo di contrasto eseguita nell’ultimo anno, esami ematici con dosaggio emocromo, creatinina, azotemia, glicemia, Na, K, Vit.B12, Acido Folico, TSH, fT3 e fT4.

Il percorso diagnostico comporterà la possibilità di arrivare a definire se si tratti di demenza senile, se di natura degenerativa o reversibile e l’inquadramento nosografico più preciso possibile (Malattia di Alzheimer o Demenza a Corpi di Lewy o Demenza Fronto-Temporale o Demenza Vascolare etc).

Ove possibile sarà indicato un eventuale sostegno farmacologico eziologico o sintomatico. In caso di pazienti con diagnosi di demenza senile già inquadrata si rende necessario l’intervento del neurologo per un monitoraggio nel tempo dell’andamento della patologia ed in alcuni casi un intervento farmacologico per la comparsa, nel quotidiano di persone affette da demenza, di quadri di aggressività, di allucinazioni o deliri, di disturbi del sonno.

Nell’ambito di queste patologie diventa quindi particolarmente importante l’intervento coordinato dei medici ed il lavoro del neurologo all’interno di un’equipe, in cui collaborano il medico curante, il Geriatra, lo Psichiatra e lo Psicologo, fa si che il paziente ed i famigliari che lo curano siano assistiti al meglio.

Come esordisce la demenza?

Sintomatologia della demenza – La demenza compromette globalmente lo stato cognitivo. L’esordio è graduale, sebbene i familiari possano notare improvvisamente dei deficit (p. es., quando viene compromessa un’abilità acquisita in precedenza). Frequentemente, il primo segno di malattia è la perdita della memoria a breve termine.

  • Inizialmente, i sintomi precoci possono essere indistinguibili da quelli della compromissione della memoria legata all’età o del decadimento cognitivo lieve, ma poi la progressione diventa evidente.
  • Sebbene esista un continuum nella comparsa dei sintomi di demenza, essi possono essere suddivisi in Alterazioni della personalità e disturbi comportamentali possono svilupparsi precocemente o tardivamente.

Disturbi motori e altri deficit neurologici focali si verificano a diversi stadi, a seconda del tipo di demenza; essi si verificano precocemente nella demenza vascolare e tardivamente nella malattia di Alzheimer. L’incidenza di crisi epilettiche a ogni modo è aumentata durante tutti gli stadi.

Psicosi, allucinazioni, deliri o paranoia si presentano in circa il 10% dei pazienti con demenza, e una più elevata percentuale può andare incontro a questi sintomi temporaneamente. Molti disturbi, in particolare durante le riacutizzazioni, possono peggiorare i sintomi della demenza. Questi disturbi comprendono diabete Valutazione del paziente con una malattia epatica L’anamnesi e l’esame obiettivo suggeriscono spesso una causa a potenziali disturbi al fegato e restringono il campo di applicazione dei test delle malattie epatobiliari.

Nelle epatopatie possono. maggiori informazioni, bronchite cronica Broncopneumopatia cronica ostruttiva, enfisema Broncopneumopatia cronica ostruttiva, infezioni, malattia renale cronica Malattia renale cronica La malattia renale cronica è il lungo e progressivo deterioramento della funzionalità renale. I sintomi si sviluppano lentamente e nelle fasi avanzate comprendono anoressia, nausea, vomito,. maggiori informazioni, disturbi epatici Valutazione del paziente con una malattia epatica L’anamnesi e l’esame obiettivo suggeriscono spesso una causa a potenziali disturbi al fegato e restringono il campo di applicazione dei test delle malattie epatobiliari. Nelle epatopatie possono. maggiori informazioni e insufficienza cardiaca Insufficienza cardiaca L’insufficienza cardiaca è una sindrome di disfunzione ventricolare. L’insufficienza del ventricolo sinistro provoca dispnea e astenia, mentre l’insufficienza del ventricolo destro causa ritenzione. maggiori informazioni,

Cosa prova un malato di demenza?

– La demenza è un complesso di malattie cronico degenerative che comprende un insieme di condizioni, la cui storia naturale è caratterizzata dalla progressione più o meno rapida dei deficit cognitivi, dei disturbi del comportamento e del danno funzionale con perdita dell’autonomia e dell’autosufficienza con vario grado di disabilità e conseguente dipendenza dagli altri.

  • La demenza interferisce con le attività sociali, lavorative e di relazione del malato e provoca un declino delle sue capacità.
  • Esistono diverse forme di demenza, che si distinguono in base alla progressione della malattia.
  • Le demenze possono essere di tipo reversibile e irreversibile.
  • Le forme reversibili rappresentano una piccolissima percentuale; i deficit, in questo caso, sono secondari a malattie o disturbi a carico di altri organi o apparati.

Curando in modo adeguato e tempestivo queste cause anche il quadro di deterioramento regredisce, e la persona può tornare al suo livello di funzionalità precedente. La maggior parte delle demenze è di tipo irreversibile. Queste si distinguono in forme primarie e secondarie.

Le forme primarie sono di tipo degenerativo e includono la demenza di Alzheimer, quella frontotemporale e quella a corpi di Lewy, Fra le forme secondarie la più frequente è quella vascolare, Le demenze irreversibili, a livello sintomatologico, sia nella fase iniziale sia parzialmente in quella intermedia, sono abbastanza caratterizzate e distinguibili tra loro.

Nella fase avanzata le differenze si assottigliano fino a scomparire del tutto. La demenza vascolare Questo tipo di demenza può insorgere in qualcuno che ha avuto un ictus grave o di una serie di mini-ictus. Questi “ictus silenziosi” spesso passano inosservati fino a che non portano alla demenza. Un ictus interrompe l’afflusso di ossigeno al cervello. La demenza di tipo “Alzheimer” La malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza degenerativa progressivamente invalidante con esordio prevalentemente in età presenile (oltre i 65 anni, ma può manifestarsi anche in epoca precedente). Si stima che circa il 50-70% dei casi di demenza sia dovuta a tale condizione, mentre il 10-20% a demenza vascolare.

Il sintomo precoce più frequente è la difficoltà nel ricordare eventi recenti. Con l’avanzare dell’età possiamo avere sintomi come: afasia (disturbo del linguaggio), disorientamento, cambiamenti repentini di umore, depressione, incapacità di prendersi cura di sé, problemi nel comportamento. Ciò porta il soggetto inevitabilmente a isolarsi nei confronti della società e della famiglia.

A poco a poco, le capacità mentali basilari vengono perse. Anche se la velocità di progressione può variare, l’aspettativa media di vita dopo la diagnosi è dai tre ai nove anni. La demenza “frontotemporale” Una delle forme meno comuni di demenza, colpisce individui da 45 a 65 anni e può essere difficile da diagnosticare. Di solito implica perdita di inibizione o giudizio, cambiamenti di personalità e disturbi del linguaggio. A differenza di altre forme di demenza, la demenza frontotemporale di solito non causa problemi di memoria. La demenza “a corpi di Lewy” Questa forma di demenza condivide i sintomi della demenza di Parkinson e di Alzheimer. È spesso scambiata per queste malattie. I sintomi comprendono: problemi con il controllo motorio e l’equilibrio, allucinazioni e problemi di vista, disordini del sonno.

Quando preoccuparsi se si dimenticano le cose?

Diagnosi – Se il disturbo della memoria comincia ad essere persistente e ad avere un’intensità tale da creare un crescente disagio, pur non inficiando la autonoma esplicazione delle occupazioni della vita di tutti i giorni, è necessario sottoporsi ad una visita neurologica.

Il primo step diagnostico deve consistere nella valutazione dello stato neurologico del soggetto (livello di coscienza e di attenzione, integrità dell’eloquio, della capacità di lettura e scrittura, etc.) seguito da un attento esame del suo stato psicologico, per escludere che si trovi in una temporanea condizione di demotivazione personale o di depressione, fattori che notoriamente incidono sul suo livello di attenzione e che potrebbero indurre alla erronea conclusione di ascrivere un deficit di memoria a disturbo cognitivo.

Il passo successivo consiste nella somministrazione di test neuropsicologici che devono consentirne una valutazione quantitativa del disturbo di memoria in quanto il paziente può minimizzare o addirittura negare l’esistenza di problemi mnesici o al contrario sovrastimare dimenticanze anche modeste riscontrate nel corso delle attività quotidiane, attribuendole alla insorgenza di una patologia neurologica degenerativa.

Digit Span (in versione Forward e Backward) : il soggetto deve ripetere delle coppie di sequenze di cifre (in avanti nel Forward o a rovescio nel Backward ) nello stesso ordine in cui vengono pronunciate dall’esaminatore. L’89% dei sogggetti normali ha uno span fra 5 e 8; uno span di 4 è considerato borderline mentre 3 è nettamente deficitario. Test di Corsi : si propone, toccando con l’indice, una sequenza standard di lunghezza crescente di cubetti numerati; appena terminata la dimostrazione si chiede al soggetto di riprodurla. Il test consente la misura dello span di memoria visuo-spaziale il cui valore di punteggio medio è uguale a 5 su un campione di 321 soggetti italiani.

I test della memoria a lungo termine (MLT) Servono a valutare la capacità dei processi di analisi ed elaborazione dell’informazione assunta in MBT per l’immagazzinamento nella MLT.

Memoria di prosa : l’esaminatore legge un raccontino e chiede al soggetto di ripeterlo (rievocazione immediata); dopo la rievocazione, viene letto una seconda volta ed ha luogo la seconda ripetizione (rievocazione differita). Il punteggio massimo per ogni rievocazione è 8; il punteggio grezzo è confrontato con i valori medi e le deviazioni standard. Test del breve racconto : somministrato in modo analogo al precedente, ma è riferito ad un fatto di cronaca che viene letto dall’esaminatore. In questo test esistono differenze tra i punteggi medi in funzione dell’età e della scolarità e sono significativamente diversi fra maschi e femmine. Coppie di parole : l’esaminatore pronuncia delle parole che devono essere ripetute nel medesimo ordine. Se il soggetto rievoca correttamente almeno 2 stringhe su 3, si passa alla stringa di lunghezza maggiore. Lo span è rappresentato dalla seriepiù lunga per la quale sono state ripetute correttamente almeno due stringhe. La memoria episodica recente : si mostrano tre oggetti di uso comune che vengono poi nascosti in 3 posti diversi; dopo 10-15 minuti si chiede al soggetto quali oggetti sono stati nascosti e dove. Mini Mental State Examination (Folstein et al, 1975): è il test di più frequente adozione per la valutazione dei disturbi dell’efficienza intellettiva in quanto fornisce un quadro del livello cognitivo globale del paziente (l’orientamento spazio-temporale, la memoria a breve termine, la memoria di lavoro, il linguaggio e le abilità prassico-costruttive). Il punteggio totale è compreso fra un minimo di 0 ed un massimo di 30. Punteggi particolarmente bassi al MMSE (> 18) sono indicativi di un deterioramento cognitivo grave. Un punteggio compreso fra 18 e 23 è indice di una compromissione fra moderata e lieve, un punteggio pari a 26 è considerato borderline.

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Se la valutazione neuropsicologica evidenzia un significativo coinvolgimento dei processi di fissazione e di rievocazione mnemonica, si impone il ricorso ad indagini strumentali che hanno il duplice scopo di escludere possibili cause organiche dei sintomi cognitivi e, dall’altro, di valutare il grado di compromissione cerebrale.

A tal fine, prezioso è l’apporto del Neuroimaging fornito in prima istanza dalla TAC (Tomografia Assiale Computerizzata), utile per misurare lo spessore degli emisferi cerebrali, ed ancor più dalla Risonanza Magnetica funzionale dell’encefalo ( RMf ), che consente di ottenere un’immagine della struttura del cervello molto particolareggiata includendo la perdita progressiva di materia grigia nel cervello, dal ” mild cognitive impairment ” fino alla malattia di Alzheimer conclamata.

Notevole importanza riveste anche la Tomografia ad Emissione di Positroni ( PET ), che valuta il flusso del sangue nel cervello (ridotto nei pazienti affetti dalla m. di Alzheimer). Quale corollario al profilo diagnostico della valutazione globale del soggetto che presenta disturbo della memoria occorre citare i test ematici per la determinazione di ferro, glicemia, vitamine, colesterolo ed altro.

Che differenza c’è tra la demenza senile e l’Alzheimer?

Differenza tra demenza senile e malattia di Alzheimer – Tra le domande più comuni che soprattutto i parenti si pongono di fronte a possibili segnali di difficoltà cognitive, spicca per frequenza la differenza tra demenza senile e malattia di Alzheimer; come spiegato nel paragrafo introduttivo il termine demenza senile è tuttavia ad oggi considerato non più corretto, perché lo sviluppo di demenza è per definizione un processo non fisiologico, bensì patologico, ovvero segno di malattia.

Chi paga Rsa per malati di demenza senile?

Parma, 11 febbraio 2013 – A fronte delle numerose richieste pervenute a tutte le sedi, Confconsumatori fa chiarezza in tema di ricovero nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (di seguito RSA) e nelle case di cura convenzionate, L’associazione si occupa da anni del tema, non soltanto della legittimità del pagamento della retta del ricovero ma, più in generale, delle politiche socio- assistenziali per gli anziani, oggi del tutto insufficienti.

A questo proposito, infatti, Confconsumatori aveva realizzato un convegno a Milano nel quale aveva messo in luce come oggi la fine dell’attività lavorativa coincida quasi sempre con l’emarginazione della persona, dimenticando che l’anziano in buona salute è una risorsa per la comunità. Tra i tanti casi che, specialmente dopo aver trattato l’argomento a Mi Manda Raitre, si sono rivolti agli sportelli dell’associazione, occorre fare un distinguo tra i malati di Alzheimer e gli anziani ultra 65enni non autosufficienti o con handicap gravi.

Nel caso di anziani ultra 65enni o con handicap gravi, numerose pronunce confermano che, qualora la persona ricoverata non sia più in grado di provvedere al pagamento della retta con mezzi propri, il Comune e la RSA non possono, come invece spesso avviene, obbligare i parenti a subentrare e a garantire la copertura della retta imponendo la sottoscrizione di un documento, quasi sempre presentato come condizione indispensabile al ricovero.

« Su tale documento – spiega l’avvocato di Confconsumatori Giovanni Franchi – si è espressa la Cassazione, valutandolo una promessa unilaterale che perde efficacia in seguito al recesso dell’obbligato: dunque i parenti, ai quali sia stata imposta la sottoscrizione di un impegno di pagamento col vile ricatto che altrimenti non sarebbe stato possibile il ricovero dell’anziano, possono e devono recedere, inviando una formale disdetta (modelli di recesso sono disponibili presso le sedi Confconsumatori) e smettendo di pagare la retta, anche se il parente è ricoverato da tempo ».

Non possono essere chieste le somme versate prima del recesso e, va ricordato, se l’anziano ha mezzi propri deve provvedere al pagamento della retta. Nei pazienti affetti da Alzheimer la Cassazione ha stabilito che la retta deve essere a carico del Servizio Sanitario Nazionale, anche perché non è possibile, in questi casi, distinguere tra spese mediche e quella di degenza.

Quanto dura un malato di demenza?

L’aspettativa di vita per una persona affetta da demenza senile va dai 6 ai 10 anni, ma ciò che fa la vera differenza è rappresentato dalla capacità di cura e assistenza del malato che permette di rallentare e modificare in modo significativo il decorso della malattia.

Cosa permette di rallentare il declino cognitivo?

Leggere, studiare, giocare a carte, frequentare cinema e teatri, vivere relazioni sociali ed esperienze varie sono tutte attività in grado di stimolare il nostro cervello. Anche uno stile di vita sano e attivo contribuisce a ridurre la probabilità di invecchiamento cerebrale.

Come tranquillizzare un malato di demenza?

Quando sono agitati o nervosi, i malati di demenza si mostrano solitamente irrequieti e diventano irritabili. Talvolta si mettono a camminare avanti e indietro, oppure corrono qua e là toccando ogni cosa (per es. spostano oggetti in cucina, cambiano posto ai mobili o aprono i rubinetti).

Rimanere calmi e parlare con gentilezza Dare spazio sufficiente, in modo che non si senta costretto Dargli qualcosa con cui giocherellare (ad esempio un rosario o un fazzoletto) Trovargli qualcosa di utile da fare (ad esempio sbucciare le patate o piegare gli strofinacci da cucina) Un bicchiere d’acqua può a volte aiutare a calmarsi Non prendersela con se stessi

Ridurre le bevande che contengono caffeina Cercare di semplificare l’ambiente circostante Consultare il medico, se la persona è estremamente agitata

Come affrontare agitazione e nervosismo Quando il malato di demenza si sente agitato o nervoso, è meglio non cercare di bloccarlo, né impedirgli di muoversi liberamente. Controlleremo piuttosto che non ci sia qualcosa che gli fa male (per es. un sasso nella scarpa). Le persone sono in grado di avere una forza straordinaria: anche solo stringendoci un braccio possono farci molto male.

  1. È quindi opportuno lasciar loro molto spazio e parlare con voce calma e gentile.
  2. Talvolta può essere utile trovare qualcosa con cui possano giocherellare, come per es.
  3. Un fazzoletto, oppure qualcosa di costruttivo come sbucciare le patate, oppure ancora offrire al malato un bicchiere (infrangibile) d’acqua.

Infine, non dobbiamo aumentare i nostri sensi di colpa: questo problema non è dovuto a qualcosa che abbiamo fatto o che non abbiamo fatto. Come prevenire agitazione e nervosismo Può essere utile ridurre bevande come tè, caffè e cioccolata, che normalmente contengono caffeina. Possiamo anche cercare di semplificare l’ambiente circostante, per es. evitando che vi sia confusione, troppa gente, cambiamenti non necessari, troppa attività, ecc. Torna su Ritorna all’introduzione Ritorna all’indice

Quali sono i farmaci per la demenza?

Memantina. La memantina è usata per trattare l’Alzheimer da uno stadio moderato a grave. Il valore del test di memoria è compreso tra 3 e 19 punti (30 è il massimo). Il medicamento ritarda il declino delle capacità mentali e riduce i disturbi comportamentali legati alla demenza.

Perché viene la demenza?

Demenza vascolare – La riduzione o il blocco vero e proprio dell’apporto di sangue a livello del tessuto cerebrale può determinare demenza vascolare, Tra le principali cause di questa forma di demenza, la seconda più comune dopo il morbo di Alzheimer tra la popolazione anziana, ci sono gli ictus e, in generale, l’ aterosclerosi,

Quando la demenza diventa aggressiva?

L’aggressività scaturisce dallo stress Nei malati di Alzheimer o di un’altra forma di demenza spesso si manifestano disturbi comportamentali. Ad esempio possono agitarsi per motivi apparentemente futili o aggredire fisicamente o verbalmente chiunque capiti loro a tiro. L’aggressività scaturisce per lo più dallo stress.

Quante fasi ha la demenza?

Associazione Familiari Malati Di Alzheimer | Malattia di Alzheimer

  • Terminologia
  • Per Malattia di Alzheimer si intende una demenza conseguente a una malattia degenerativa del cervello senza causa identificabile e caratterizzata da alterazioni neuropatologiche cerebrali peculiari, le placche senili e la degenerazione neurofibrillare.
  • In passato sono stati usati vari termini per indicare le sindromi demenziali:
  • Sindrome organica cerebrale : con questo termine generico si racchiudeva qualsiasi disturbo di natura psichica con causa organica e comprendeva quindi la demenza di natura degenerativa, la demenza di natura vascolare e le atre demenze organiche meno frequenti.
  • Arteriosclerosi, termine abusato per indicare qualsiasi demenza. Questo termine è improprio sia per definire la Malattia di Alzheimer sia per definire le stessa demenza su base vascolare.
  • Psicosi senile, è stato usato come sinonimo di demenza senile, cioè la malattia di Alzheimer ad esordio dopo i 65 anni.

Termini più recenti con cui la Malattia di Alzheimer viene definita sono:

  • Demenza Tipo Alzheimer ( DAT ): quando la MA insorge prime dei 65 anni, e
  • Demenza Senile Tipo Alzheimer ( SDAT ), quando la demenza insorge dopo i 65 anni.
  1. Malattia di Alzheimer è il termine da utilizzare, secondo l’opinione della maggior parte dei neurologi e degli psichiatri, senza distinzione per l’età di inizio dei sintomi.
  2. Clinica
  3. E’ possibile ascrivere tutti i sintomi della MA ad uno dei seguenti ambiti: cognitivo, funzionale e comportamentale,
  4. Sintomi cognitivi

La memoria, nei pazienti MA, è la funzione cognitiva per prima e principale compromessa; l’amnesia rappresenta, infatti, la condizione necessaria per la diagnosi. La caratterizzazione, quantitativa e qualitativa, di un’iniziale perdita di memoria è essenziale ai fini della diagnosi differenziale con l’invecchiamento fisiologico, con la pseudodemenza depressiva e con l’ansietà.

  1. Il paziente MA presenta nella vita di ogni giorno deficit di memoria rilevanti e precoci tali da costituire spesso il solo sintomo evidente.
  2. La memoria è estesamente compromessa nelle sue varie componenti.
  3. L’amnesia alzheimeriana, smemoratezza maligna, con l’avanzare della malattia progredisce, così vengono perduti via anche i significati delle parole, delle forme e le conoscenze enciclopediche.
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Infine meritano di essere segnalati il deficit della memoria autobiografica e la trasposizione diacronica di un vissuto passato nel presente, Il linguaggio è tra le funzioni cognitive più precocemente e gravemente compromesse: il 10% circa esordisce esclusivamente con disturbi del linguaggio, nel rimanente 89% il disturbo del linguaggio oltre che essere associato al deficit di memoria, è presente in combinazione con altri deficit cognitivi.

  • Delle prassie risultano più frequentemente compromesse quella dell’ abbigliamento e dell’ abilità costruttiva ; quest’ultima è spesso un segno precoce della malattia.
  • I difetti agnosici più comuni sono il mancato riconoscimento fisionomico e quello degli oggetti comuni.
  • L’ intelligenza è compromessa così da risultare nella ridotta efficienza della gestione del quotidiano.
  • Sintomi funzionali

La loro presenza assieme all’amnesia è un requisito fondamentale per la diagnosi di demenza. Quando il deficit cognitivo è moderato la compromissione delle abilità funzionali comincia ad evidenziarsi nei compiti occupazionali più complessi, lavoro, hobbies, attività sociali.

  • Quando il deficit cognitivo diventa moderatamente grave risultano compromesse anche le attività di base del vivere quotidiano, vestire, utilizzare i servizi igienici.
  • In questa fase compaiono anche l’incontinenza urinaria e fecale.
  • Infine vengono progressivamente perdute anche la capacità di star seduto, sorridere e sostenere la testa.

Sintomi comportamentali E’ possibile distinguerli in disturbi dell’umore : nevrosi ansiosa, reattiva e depressione a genesi endogena, e in disturbi del comportamento (neuropsichiatrici). Le manifestazioni comportamentali, psicotiche, esordiscono nella fase florida della MA.

Non colpiscono tutti i malati MA, raggiungono il picco prima dello stadio finale della malattia e rispondono almeno in parte alla terapia. Esse sono il prodotto della interazione tra i disturbi neurochimici, il declino cognitivo e l’ambiente. Segni neurologici Contrariamente alla maggior parte delle altre demenze la MA, all’inizio, non si accompagna a segni neurologici.

Nel corso della malattia compaiono segni extrapiramidali: aumento del tono muscolare e discinesie buccofacciali,

  1. Le turbe della marcia con cadute sono frequenti, correlano con la gravità della demenza.
  2. Le mioclonie e le crisi epilettiche, focali o generalizzate, sono frequenti nelle fasi avanzate della malattia.
  3. Fattori che influenzano negativamente la prognosi e la sopravvivenza
  4. Si ritiene che alcuni fattori peggiorino la prognosi: l’esordio precoce (sotto i 55 anni), l’associazione con sintomi extrapiramidali, sintomi psicotici e i disturbi del linguaggio.
  5. La durata della malattia è di 7 – 10 anni, di cui 2,5 anni la fase lieve, 4 anni la fase moderata e 2 anni la fase grave.

La progressione della malattia è quanto mai varia, ogni paziente sviluppa una propria storia. E’ oggettivamente impossibile delineare un algoritmo dell’evoluzione clinico – comportamentale della malattia. Un criterio generale indicativo è che la malattia ha una maggior tendenza a peggiorare all’inizio e alla fine del suo decorso.

  • A cinque anni sopravvivono la metà dei pazienti e a dieci anni la metà di questi ultimi.
  • Lesioni patologiche principali
  • Le placche senili e i grovigli neurofibrillari sono le lesioni patologiche principali della MA.
  • Le placche senili sono costituite da neuriti da: cellule, globuline, fattori del complemento, componente P, e soprattutto b amiloide (Ab) e apolipoproteina E (ApoE).
  • I grovigli neurofibrillari (NFT), sono fasci di filamenti anormali presenti all’interno dei neuroni.
  • Neurochimica (sistema neurotrasmettitoriale),

A causa del danno biologico (perdita neuronale, presenza di NFT a carico di neuroni colinergici, noradrenergici e serotoninergici) il sistema neurotrasmettitoriale cerebrale è diffusamente compromesso, vi è, infatti, la carenza principalmente di acetilcolina, ma anche di noradrenalina e serotonina, anche i neuroni che utilizzano i neurotrasmettitori eccitatori ( glutammato ed aspartato ), diffusamente distribuiti nella corteccia, vengono danneggiati dalla MA e l’iperattività dei neurotrasmettitori eccitatori che ne consegue può ulteriormente aggravare la patologia con vari meccanismi, es.

  1. L’ischemia.
  2. Tra i neuropeptidi sono ridotti la somatostatina, il neuropeptide g, il corticotropin releasing factor (CRF) e la vasopressina,
  3. Neuroepidemiologia La prevalenza e l’ incidenza della MA crescono esponenzialmente con l’ età,
  4. La maggior longevità di fatto è la prima responsabile dell’aumento della prevalenza della malattia.

Il tasso di prevalenza ( TP ) delle demenze nella popolazione di oltre 65 anni, in Europa ed USA, è calcolato intorno all’8% e al 5% per le forme severe. Studi recenti documentano come la MA sia fortemente legata all’ età : il TP passa dal 3% per la fascia di età compresa tra i 65-74 anni, al 18,7% dai 75-84 anni al 47,2% per gli ultra ottantacinquenni.

  1. In uno studio, denominato “Progetto Argento”, condotto sugli ultraottuagenari di tre comuni della provincia di Verona, 834 persone, la prevalenza delle demenze riscontrata è stata del 19% di cui il 67,5% risultarono affetti da Malattia di Alzheimer probabile.
  2. Entro il 2020 il segmento di popolazione di ultra sessantacinquenni aumenterà di 2,5 volte e quello degli ultra ottantenni ancor più.

Questi dati evidenziano con forza la gravità del problema MA per la Sanità Pubblica nei paesi industrializzati. Oltre all’ età sono considerati fattori di rischio per la MA: il sesso femminile e la scarsa scolarità, Anche fattori ambientali possono avere un certo ruolo quali fattori di rischio.

  1. I farmaci antinfiammatori, la nicotina e gli estrogeni sono considerati, invece, possibili fattori protettivi per la MA.
  2. Genetica
  3. La valutazione della modalità di trasmissione genetica e la variabilità dell’età d’esordio e dei segni clinici collaterali hanno fatto ritenere che la MA sia geneticamente eterogenea, con una modalità d’esordio bimodale (esordio precoce ed esordio tardivo) con un cut-off di 58 anni.
  4. Le famiglie con esordio precoce hanno una chiara modalità di trasmissione autosomica dominante; mentre quelle ad esordio tardivo hanno un pattern più complesso: in alcuni casi autosomico dominante, in altri l’eziologia associa possibili fattori genetici a cause ambientali.
  5. MA ad esordio precoce
  6. Alcune forme di demenza, relativamente poco frequenti, ad esordio precoce presentano una trasmissione ereditaria di tipo autosomica dominante.
  7. A tutt’oggi sono state descritte tre mutazioni, rispettivamente nei cromosomi 21, 14 e 1, che vengono considerate deterministiche per molte delle forme familiari di MA ad esordio precoce.
  8. Il gene Proteina Precursore della Amiloide (APP), sul cromosoma 21, fu il primo ad essere identificato, ed il gene mutato è stato dimostrato essere la causa della malattia per non più di 20 famiglie nel mondo.
  9. Il gene Presenilina – 1, sul cromosoma 14, il gene mutato è responsabile di molti casi, forse la maggior parte, di MA familiari ad esordio precoce.
  10. Il gene Presenilina – 2, sul cromosoma 1, la mutazione del gene è una causa estremamente rara di MA ad esordio precoce.
  11. I tre geni vengono espressi nei neuroni e tutti codificano proteine inserite nella membrana cellulare.
  12. La presenza di una di queste mutazioni dà alla malattia un carattere di trasmissione autosomica dominante, insorgenza precoce e i figli hanno un rischio di sviluppare la malattia del 50%.
  13. MA ad esordio tardivo

Per la MA ad insorgenza tardiva l’apporto del contributo della genetica al rischio personale di essere affetti da MA non è completamente chiara. Tuttavia, i fattori genetici sono i più ampi fattori di rischio e i soli fattori di rischio, oltre che l’età, che sono consistentemente identificati in tutti gli studi epidemiologici.

  • Di queste la e 3 è la più frequente ed è stato mostrato che, relativamente a e 3, l’allele e 4 aumenta il rischio e l’allele e 2 lo diminuisce.
  • La presenza dell’allele e 4 nella condizione di omozigosi, aumenterebbe significativamente il rischio di contrarre la malattia, specialmente attraverso un’azione di anticipazione dell’esordio.
  • Il valore predittivo positivo del genotipo APOE per i soggetti cognitivamente indenni è poco significativo.
  • Lo studio del polimorfismo genetico dell’APOE può essere utile nella diagnosi differenziale tra la MA e le altre forme di demenza degenerativa primaria e nell’individuare nei clinical trial i responder dai non responder.
  • Malattia di Alzheimer e comorbilità

I pazienti MA sono prevalentemente anziani. Questi si differenziano da quelli più giovani per la presenza di patologie associate che rendono più complessa la terapia e la gestione. Alcune difficoltà sono intrinseche alla patologia stessa, esempio il paziente può non essere in grado di riferire i sintomi a causa del deficit mnesico, oppure un infarto del miocardio può non avere il classico dolore toracico.

  1. Le cause che possono peggiorare le condizioni cliniche del paziente sono molteplici: stato confusionale, cadute, fratture, incontinenza urinaria, incontinenza fecale, malnutrizione, immobilizzazione.
  2. Impatto sulle famiglie
  3. Oltre l’80% dei malati di Alzheimer sono assistiti a casa.
  4. Nell’evoluzione della malattia due – terzi dei malati MA presentano gravi o gravissimi problemi neurocomportamentali (per esempio agitazione psicomotoria, deliri, allucinazioni, depressione) che costituiscono una causa principale di distress per i familiari e di rischio di ricovero.

Una ricerca del Censis nel corso del 1999 ha confermato ampiamente il carattere “familiare” della malattia nel senso che la famiglia è stata il soggetto centrale, spesso unico, della cura, assistenza, sostegno psicologico e tutela del congiunto malato.

Spesso il coinvolgimento della famiglia nell’assistenza del malato demente è frutto di una scelta delle famiglie ma è anche vero che l’insufficienza delle risposte istituzionali aumenta il peso e le richieste che la malattia esercita su di essa ed accentua il processo di isolamento di una famiglia, spesso abbandonata a se stessa.

I caregiver sono in prevalenza donne (73,8%) con famiglia e figli, nel 49,6% dei casi sono figlie/i e nel 34.1% partner / coniuge. I caregiver sono poi in prevalenza in età attiva e il 25% del campione è in condizione lavorativa. Tra i caregiver il 66.7% ha dovuto lasciare il lavoro e il 10.3% ha dovuto chiedere il part – time.

  • La percezione di quanto i care giver giudichino il loro compito stressante ed oneroso dipende da alcune caratteristiche quali: il sesso, la disponibilità di sistemi di supporto, la relazione col paziente, come il care giver percepisce i sintomi del paziente, il suo atteggiamento e il comportamento verso il paziente.
  • Una recente revisione della letteratura ha evidenziato che nella maggior parte degli studi si osservano livelli elevati di sintomatologia ansiosa e depressiva dei care giver; nel 30 – 50% di essi viene riscontrata una depressione clinicamente rilevante.
  • La presenza di depressione dei care giver coinvolti nell’assistenza di persone dementi è di circa tre volte superiore rispetto alla popolazione normale.

Lo stress che il care giver sperimenta nell’assistere una persona affetta da demenza aumenta il rischio di comportamenti poco salutari. Da dati del Censis (1999), emerge che la maggior parte dei care giver intervistati lamenta un sonno insufficiente, stanchezza ed effetti negativi sullo stato di salute generale. : Associazione Familiari Malati Di Alzheimer | Malattia di Alzheimer

Che differenza c’è tra la demenza senile e l’Alzheimer?

Differenza tra demenza senile e malattia di Alzheimer – Tra le domande più comuni che soprattutto i parenti si pongono di fronte a possibili segnali di difficoltà cognitive, spicca per frequenza la differenza tra demenza senile e malattia di Alzheimer; come spiegato nel paragrafo introduttivo il termine demenza senile è tuttavia ad oggi considerato non più corretto, perché lo sviluppo di demenza è per definizione un processo non fisiologico, bensì patologico, ovvero segno di malattia.

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